venerdì 10 luglio 2015

La capitolazione greca

Da FB riproduco (senza permesso) l'analisi di Riccardo Achilli, totalmente condivisibile

I primi risultati della trattativa greca

di Tupac-Amarù

Dijsselbloem, che rappresenta la cintura degli alleati nordici della Germania, sembra aver fatto passare la manovra lacrime e sangue da 12 miliardi presentata dalla Grecia, qualificandola di "completa" ed "accurata". La Germania, in cui la parte più ortodossa della destra giocava sull'estromissione unilaterale della Grecia dall'euro, appare così portata, di fronte alle pressioni degli USA e della Francia, a dire di si. Ed in fondo, di fronte ad un piano di aumenti di entrate e tagli di spesa che, facendo le proporzioni, se fosse stato presentato in Italia, sarebbe stato pari a 108 miliardi di sacrifici ripartiti nel periodo 2015-2019, sarebbe anche ingiustificabile continuare a dire di no.



Naturalmente, questa trattativa ha riservato tante di quelle sorprese che non possiamo escludere altri colpi di scena. A puro titolo di esempio, occorrerà vedere se stasera Tsipras sarà ancora Primo Ministro, a fronte delle crepe che si aprono dentro Syriza e dell'incazzatura animalesca degli alleati di Anel, per via del taglio alle spese militari. Occorrerà anche vedere gli umori che attraverseranno i vari parlamenti nazionali, tedesco in primis, che dovranno esprimersi sull'accordo, e potrebbero bocciarlo in extremis. Alcune prime conclusioni si possono però trarre già da oggi. Iniziamo dalle più banali ed evidenti:
1 - Gli USA hanno un interesse vitale a tenere unita l'area euro, di fronte all'espansionismo russo. Siamo di fatto in una nuova guerra fredda, con un mondo multipolare, quindi una situazione più difficile da gestire, e senza piani Marshall.
2 - Il risultato di un referendum anti-austerità stravinto con il 61% è costituito da un piano sanguinoso di aumenti impositivi, concentrati soprattutto sui consumi, tagli alle pensioni ed agli stipendi dei dipendenti pubblici, riduzioni del perimetro del welfare. Il tutto viene accompagnato da previsioni di famigerate riforme strutturali neoliberiste sulla PA, sui mercati dei prodotti e dei servizi, e dal varo di un piano di privatizzazioni di tutto il privatizzabile.
3 - L'aspetto "sociale" del piano si limita ad un pò di redistribuzione classista dei sacrifici, con un piccolo aumento dell'imposta sui profitti, e qualche incremento impositivo sulle rendite ed il patrimonio degli oligarchi locali, per la verità molto limitato e, in numerosi casi, anche facilmente eludibile. Si prevede un riallineamento delle pensioni sociali dell'OGA (quindi degli agricoltori) ma senza dire per quale importo, e si confermano la difesa dei posti di lavoro dei dipendenti pubblici licenziati da Samaras e riassunti da Tsipras qualche settimana fa, insieme alla protezione dei piccoli debitori in buona fede. Si prevede l'estensione di un reddito minimo garantito, che in verità è già stato varato in forma sperimentale dal Governo precedente, e che comunque sarà "fiscalmente neutrale", cioè non comporterà aumenti di spesa sociale ma sarà compensato da tagli al welfare, quindi non avrà effetti espansivi. Queste misure sociali sono evidentemente del tutto insufficienti a riequilibrare l'intonazione recessiva del piano, e per indurre un miglioramento seppur minimo dell'indice del Gini e quindi dell'equità distributiva. Per giunta, dovranno essere rinegoziate volta per volta, ad ogni disegno di legge di stabilità presentato alla Commissione Europea, da un governo greco che, se anche rimarrà Tsipras, sarà sicuramente più debole di oggi in termini politici e di consenso. Per il semplice motivo che la recessione economica, già innestata dagli effetti del blocco dei prelievi ai conti correnti, non potrà che essere alimentata da un piano di ulteriore e dura austerità. I greci ci metteranno poco a voltare le spalle a chi aveva promesso loro la fine dell'incubo, e poi offrirà loro maggiore impoverimento e minore lavoro.
4 - Ci sarà, a breve, l'avvio di un negoziato per la ristrutturazione del debito pubblico ellenico. Tsipras, se sarà sopravvissuto politicamente, cercherà di intestarselo come grande vittoria, ma si tratterà soltanto di propaganda. Il debito pubblico greco non potrà che essere ristrutturato, è una esigenza, per  il semplice fatto che è irredimibile. Un evento necessario ed inevitabile non è né una concessione né una vittoria.
5- In conseguenza di quanto sopra, si avvierà la tanto temuta (da me, che ne avevo scritto più volte) "bersanizzazione" di Tsipras, che non potrà, irretito dentro le maglie dell'austerità, che dare conferma alla stupida idea del socialismo europeo, per la quale non esiste alternativa all'austerità ed al neoliberismo, che non sia, al più, una forma estremamente annacquata ed inefficace di socioliberalismo, tutto sommato allineato alle componenti più moderate dell'ordoliberismo, quelle che si riferiscono all'economia sociale di mercato. Pian piano, mentre fisiologicamente perderà consenso, sarà sempre più irretito dalle posizioni delle controparti, e finirà per comportarsi né più né meno che come un Manuel Valls qualsiasi.
Si potrebbero trarre due conclusioni da questa triste vicenda:
a) lo spazio democratico dentro l'Unione Europea non esiste, è solo facciata. Il 61% dell'elettorato greco che ha chiesto meno austerità è stato premiato con 12 miliardi di austerità. Un voto espresso appena cinque giorni fa da un popolo sovrano è carta straccia; anzi, è stato umiliato. Da parte, in primis, di chi lo governa, devo dire; l'argomento di Juncker relativo alle altre 18 democrazie è incommentabile, è un delirio etilico;
b) se Tsipras costituisce, come abbiamo tutti sperato, la punta più avanzata della sinistra europea, ebbene la sinistra è morta. E' morta perché è morto il suo paradigma fondante, ovvero che fosse possibile e necessario il negoziato all'interno del quadro dell'euro, sulla base dell'idea, del tutto apodittica perché mai dimostrata da nessun caso empirico di fuoriuscita, che l'abbandono dell'euro è la peggiore delle tragedie. Proprio chi conosce la teoria dei giochi dovrebbe sapere che il gioco competitivo che è stato disputato in questo negoziato è simile al "chicken game", gioco in cui vince chi si dimostra più credibile nel dichiarare di non voler un esito negoziale ad ogni costo. Anche soltanto un minimo di furbizia negoziale avrebbe dovuto suggerire a Tsipras ed ai suoi di mettere sul tavolo delle trattative l'ipotesi concreta della Grexit. La destra tedesca, che pure in alcune sue frange più estremiste punta alla Grexit, si sarebbe ritrovata, nel medio periodo, con un cerino in mano piuttosto pericoloso, visto l'effetto-domino che la Grexit avrebbe innescato. E la pressione degli USA si sarebb fatta sentire. Sarebbe stato possibile strappare un accordo un pò migliore.
La verità è che Tsipras, non me ne voglia a male, da tutti (me compreso) dipinto come il nuovo Grande Genio della sinistra mondiale, è poco più che un astuto negoziatore, privo però della cattiveria necessaria per andare fino in fondo, e dunque ogni giorno che passa somiglia sempre più ad un personaggio della serie poliziesca "Kojak", ovvero il grassoccio poliziotto greco Stavros, duro a parole ma nei fatti troppo bonaccione per essere preso sul serio dai criminali.
Se la sinistra è morta, evviva la sinistra! Che però dovrà ricostituirsi sulla base esplicita di una sinistra nazionale, che mette l'uscita dall'euro al centro della sua proposta, e lo smantellamento della sovrastruttura comunitaria, che deve essere considerata un nemico, non un interlocutore. L'alternativa l'abbiamo sperimentata: 12 miliardi di austerità e democrazia referendaria messa sotto i piedi. E devo dire un'ultima cosa: da questa vicenda Tsipras ne esce a metà fra il fallito e il bersanizzato (quindi comunque fallito) ma la Ue ne esce molto, molto ammaccata. Non è pensabile, non dico andare avanti su un percorso di ulteriore integrazione che oggi appare come una assoluta follia, ma nemmeno difendere l'esistente, avendo dato ampia dimostrazione ai popoli di essere completamente insensibili alle loro esigenze. E l'asse tedesco scricchiola: non solo si è spezzata l'unità di azione con la Francia, ma sono curioso di vedere cosa diranno al loro popolo la Merkel, Scaheuble, Gabriel e Schulz quando dovranno rinunciare alla quota tedesca del debito pubblico greco, perchè si è deciso di tenere la Grecia dentro l'euro ad ogni costo.

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