sabato 7 novembre 2015

Le lezioni di politica monetaria su Asimmetre

 Asimmetrie ha ripubblicato in forma compatta le quattro lezioni di politica monetaria della BCE già pubblicate da E&P. Ringrazio Alberto. Le lezioni sono in italiano.

WP 2015/10: L’organetto di Draghi: quattro lezioni critiche sulle misure non convenzionali della ECB sino al Quantitative Easing

The primary purpose of these lectures is didactic. They show the development of the ECB intervention from 2008 to 2015 taking the evolution of the consolidated balance sheet of the Eurosystem as reference point. They endorse the theory of endogenous money as theoretical landmark.
Sergio Cesaratto
University of Siena
Keywords: Eurosystem, Euro, European Central Bank, Balance Sheet, Endogenous, Money, Quantitative Easing, Monetary Policy, TARGET 2, Long Term Refinancing, Operation, Outright Monetary Transactions.
JEL classification: E40, E50, F33, F36, F45.

sabato 3 ottobre 2015

Ramanan again su Target 2, Lavoie and me

Rilancio un post dell'ottimo Ramanan (un ottimo blogger indiano, postkeynesiano ed esperto di finanza) sul dibattito con Lavoie sulla natura della crisi Europea.
"I echo Sergio’s example (on Calabria) with a similar example of my own. If nations in a monetary union cannot face a balance-of-payments crisis, why not have the whole world join the Euro Area and adopt the Euro as their currency and have the ECB as the central bank of the world and guarantee all government debts without any condition? Surely, that should be the solution to the problems of the world! Not! ...The ECB alone cannot resolve the crisis. "
Qui il post completo.

Target due sulla natura della crisi europea



Nakedkeynesianism ha pubblicato questa ulteriore nota sulla discussione con Marc Lavoie, che spero non mi citi in tribunale per stolking. Ma Marc è una persona amabile.
Unlimited Targets? Some pointers
Sergio Cesaratto
In this short note I will not add anything of substantial to the debate with Marc Lavoie on the nature of the Eurozone (EZ) crisis in view of Target 2 (T2). Readers have numerous papers to look at (including Lavoie 2015a/b,  Cesaratto 2013, 2015a/b) and posts (Vernengo 2015, Ramanan, 2015a/b). Links in the references. However, although most of relevance has already  been said, there is perhaps still some space for few qualifications.

venerdì 2 ottobre 2015

Futuro a sinistra?

Micrmega ha pubblicato questo mio pezzo.


C’è vita a sinistra? L'irriformabilità dell'Europa e le sfide della sinistra [1]



Sergio Cesaratto
C’è vita a sinistra, afferma (non si domanda) perentorio il manifesto aprendo uno stanco dibattito dominato dal pensiero unico di un gruppo di soliti noti - lo dico con il rammarico dell’antico militante di quel gruppo e quotidiano. Fuori dal coro solo l’intervento di Stefano Fassina e quello del prof. Luciano Canfora che si è posto grandi e importanti domande. Gli altri contributi non varrebbe neppure la pena discutere.

giovedì 17 settembre 2015

Teoria e politica economica: chi parla male, pensa male

Ripubblichiamo, con il permesso dell'autore, un vecchio saggio di Fabio Petri che ci sembra tuttavia ancora utile come introduzione all'importanza che una solida base di analisi economica ha per trarre valide conclusioni di politica economica.

Teorie economiche alternative: implicazioni per la politica economica

Fabio Petri

Docente di Economia Politica presso l'Università degli Studi di Siena
26/01/1995
         C'è da chiedersi innanzitutto se problemi come la disoccupazione siano da considerare come mali inevitabili, da addebitare ai lavoratori che si ostinano a pretendere salari troppo alti, o se invece si tratti di qualcosa di curabile attraverso interventi governativi che non rendano necessaria una diminuzione dei salari. Questo è un primo gruppo di questioni per le quali aderire ad una scuola teorica o ad un'altra fa una grande differenza. Mi soffermerò su questa differenza e poi parlerò del problema del debito pubblico che è la questione di cui si più si parla in Italia. Come vedremo, anche in questo caso ci si chiederà: il debito pubblico nel nostro Paese va o no azzerato in tempi brevi, mediante un attivo del bilancio dello Stato -cioè tramite entrate dello Stato superiori alle spese?

lunedì 14 settembre 2015

Natura della crisi europea. Un dibattito con Marc Lavoie

This is a continuation of the post from the end of 2014, although reading that isn’t necessary. 
In a new paper, Marc Lavoie continues his debate with Sergio Cesaratto on whether the Euro Area crisis is a balance-of-payments crisis or not.

sabato 5 settembre 2015

Impressioni di settembre...

...o forse di luglio, infatti tanto per battere un colpo pubblichiamo un pezzo, il terzo di fila, che il manifesto ha censurato a fine luglio - si sono arrabbiati perché ho usato la parola censurato, e cosa sennò visto che hanno un pensiero unico!



La lacerazione europea
Sergio Cesaratto
Lasciando da parte la bassa bottega del potere, la questione europea costituisce senza dubbio il motivo divisivo più importante nella sinistra, ragione persino di lacerazioni inter-personali. Un tentativo di riconciliazione è lontano e forse impossibile. Sfortunatamente le vicende e l’analisi non sono dalla parte dei “più Europa”.

lunedì 17 agosto 2015

Nuovo Working paper su Asimmetrie

 Paper appena pubbliato da Asimmetrie.org che ringrazio per ospitalità e sostegno finanziario.
 
Alternative Interpretations of a Stateless Currency crisis 
Sergio Cesaratto 

Abstract
A number of economists holding Keynesian or pragmatic monetarist views warned that political union was a necessary premise for a viable monetary union. Inspired by Goodhart, we name this the Cartalist view. The European currency union was, however, strongly influenced by New Classical Macroeconomics, which gave new strength to older traditions, like ordoliberalism, that back separation of monetary and fiscal policy, legitimizing a Stateless currency. Again like Goodhart, we call this the Metallist view. This distinction is particularly relevant for assessing two alternative perspectives of the nature of the Euro area crisis. On one hand, there are those who argue that the crisis is akin to a traditional balance of payment crisis of the kind typically occurring in fixed exchange rate regimes. On the other, there are those who attribute the crisis to obstacles to more resolute intervention by the European Central Bank (ECB). Accordingly, belated intervention by the ECB led to worsening of the fiscal crisis of peripheral Euro area states, subsequently exacerbated by austerity policies. In this view, a classical balance of payment crisis can be excluded as a cause of the crisis, because Target 2, a payment mechanism analogous to Keynes’s International Clearing Union, protects the Euro area. In this paper, I argue that although a balance of payments crisis cannot exist in a viable sovereign monetary union, it is still conceivable in a flawed, stateless monetary union like the Euro zone, possibly obscured by Target 2. In this regard, I also show that, while timely and resolute ECB intervention would have been appropriate, in the absence of federal institutions (particularly a federal budget controlled by a European democratic parliament), once this intervention finally took place, austerity measures necessarily accompanied it to check moral hazard possibilities of peripheral member countries. I argue that the German neo-mercantilist orientation and the influence of the predominant mainstream credo that monetary policy should be detached from politics and fiscal policy are obstacles to a viable federal union. I also warn about the risk that the Parliament of such a union would be divided according to national rather than ideological/class interests. Virtue out of necessity, Hayek pointed out long-ago that a currency union among different nation-States could only survive with a minimalist federal State.

sabato 25 luglio 2015

Le due sinistre e l’epilogo greco



 Come al solito non pubblicato da il manifesto, già pubblicato su Asimmetrie.

Europeo sarà lei! Le due sinistre e l’epilogo greco
di Sergio Cesaratto
Gli infelici esiti della vicenda greca hanno reso più evidente l’esistenza di due punti di vista nella sinistra italiana (“sinistra” senza aggettivi poiché il PD non è più un partito di sinistra) che per comodità potete identificare col meno e col più Europa, rispettivamente. Il primo fronte ritiene che una prospettiva politica dentro un quadro europeo considerato irriformabile non possa che risolversi, contro ogni buona volontà, in una forma di renzismo se non peggio. Dall’altro fronte si ribatte tacitando di infantilismo e avventurismo ogni prospettiva di rottura con quel quadro. Sgombrando il campo dalle goffe coperture di una tragica débâcle, per cui l’aggravamento dei destini greci diventa un frivolo “pericolo recessivo” mentre la Troika si sarebbe addirittura “spaccata”, come sostenuto da un esponente del “più Europa” su il manifesto, domandiamoci se v’è spazio per una ragionevole comprensione fra le parti?

giovedì 16 luglio 2015

Un commento dalla Grecia (in inglese)



SYRIZA betrays the resounding NO vote of the Greek people and signs a 3rd troika austerity program
The Left should create a popular front against the EU
Stavros Mavroudeas
 Professor of Political Economy

In the 5th of July 2015 the huge majority of the Greek people (61%) rejected the insolent demands of the EU for the extension and deepening of the austerity and pro-capital restructuring policies in Greece. These demands were codified in the so-called Juncker Plan for Greece that set barbaric terms for the extension of the previous austerity program (the 2nd Economic Adjustment Program for Greece) in exchange for releasing much delayed tranches of the troika loans to Greece. These tranches were urgently needed for repaying instalments of previous loans by the troika. As I have argued in a previous note (‘The Greek referendum and the tasks of the Left’) SYRIZA was led unwillingly to call this referendum because of the failure of its unrealistic program for a ‘decent compromise’ with the EU and for ‘staying in the Eurozone at any cost’. Moreover, the whole affair proved beyond any doubt that EU is a capitalist and imperialist integration that cannot be reformed towards serving peoples’ needs.

lunedì 13 luglio 2015

Post su asimmetrie:Vestfalia non Ventotene



Il manifesto mi ha confermato che il mio articolo non è uscito perché fuori linea. D'altra parte il giornale è loro. Inutile dunque inviargli questa versione rivista in cui ho rincarato la dose. Alberto Bagnai l'ha ospitata su asimmetrie dove ha conseguito oltre 800 link a FB in poche ore.
PS per mia incapacità ho cancellato i (pochi) commenti in calce agli ultimi post! scusate.Al lettore (ahimé anonimo) che mi rimproverava di piagnisteo verso il manifesto, forse non sa che fin da ragazzino militavo in quel gruppo e diffondevo quel giornale, che è anche un po' mio. E poi perchè pretendere che ci sia dibattito sarebbe piagnisteo?

Il “più Europa” (è) liberista (rivisto)
Sergio Cesaratto
Nei giorni scorsi il manifesto ha preso posizioni sulla crisi greca che a molti sono apparse sconcertanti. Da titoli dove una manovra recessiva diventava misura per la crescita (“Atene, 12 miliardi per la crescita”), all’identificazione di Piazza Syntagma con “L’Europa siamo noi” o di Tsipras come “Il cuore d’Europa”, sino alla perorazione di una nuova Ventotene. Il giornale ha finito così per accodarsi al coro per cui dalla crisi europea si esce solo con “più Europa” non scavando a fondo sulle ragioni ultime del fallimento europeo e dando spazio insufficiente ad altre posizioni in merito.

Il “più Europa” (è) liberista



Questo articolo non è stato pubblicato da il manifesto. La cosa non ha bisogno di commenti, tranne che c'è un problema di libertà di espressione a sinistra.

Il “più Europa” (è) liberista
Sergio Cesaratto
Il No greco al referendum ha scatenato un coro quasi unanime di commenti secondo cui dall’impasse europea “fra gli opposti nazionalismi greco e tedesco” si esce solo con un’Europa politica e solidale, “meno egoista” insomma. Nei più avveduti, questa visione muove dalla constatazione che l’Europa monetaria non costituisce un’”area valutaria ottimale”. Si argomenta dunque che un’unione monetaria sostenibile implica un’unione politica, la sola che può garantire che i paesi forti si facciano carico, attraverso un cospicuo bilancio federale, dei paesi deboli. Ahimè il modello mercantilista tedesco, disastroso in un’unione monetaria, è anche refrattario a una unione federale “pesante”. Un argomento ancor più dirimente per dimostrare che un’Europa politica è pur possibile, ma solo con uno Stato minimale, viene da un vecchio saggio di Hayek del 1939. La sua argomentazione è che una federazione fra nazioni economicamente e culturalmente disomogenee (si potrà poi ragionare sull’importanza relativa dei due aggettivi) e che controlli un cospicuo ammontare di risorse, non potrà durare a lungo. Essa si fratturerà presto sui criteri di distribuzione delle risorse e/o del potere di allocarle. La fine dell’ex-Yugoslavia è l’esempio più evidente. E basti guardare a quello che succede in questi giorni. Che legittimazione avrebbe un’autorità federale europea di andare contro la volontà di molti paesi di non aiutare la Grecia a sollevarsi? Non sarebbe neppure troppo democratico, a ben vedere. Questo pone la parola fine al sogno dei più tenaci europeisti per cui il problema dell’euro si risolverebbe completando l’unione monetaria con l’unione politica. Dalla padella nella brace verrebbe da dire.

venerdì 10 luglio 2015

La capitolazione greca

Da FB riproduco (senza permesso) l'analisi di Riccardo Achilli, totalmente condivisibile

I primi risultati della trattativa greca

di Tupac-Amarù

Dijsselbloem, che rappresenta la cintura degli alleati nordici della Germania, sembra aver fatto passare la manovra lacrime e sangue da 12 miliardi presentata dalla Grecia, qualificandola di "completa" ed "accurata". La Germania, in cui la parte più ortodossa della destra giocava sull'estromissione unilaterale della Grecia dall'euro, appare così portata, di fronte alle pressioni degli USA e della Francia, a dire di si. Ed in fondo, di fronte ad un piano di aumenti di entrate e tagli di spesa che, facendo le proporzioni, se fosse stato presentato in Italia, sarebbe stato pari a 108 miliardi di sacrifici ripartiti nel periodo 2015-2019, sarebbe anche ingiustificabile continuare a dire di no.

domenica 5 luglio 2015

Un'analisi dalla sinistra alla sinistra di Syriza

Inviato in versione ridotta al manifesto e in versione integrale a EEP, questo pezzo non è stato (ancora) pubblicato. Forse troppo scomodo? Matias Vernengo l'ha pubblicato integralmente nella versione originale su Naked Keynesianism. Qui la mia traduzione in italiano.  L'autore è un noto economista Postkeynesiano greco.



Il referendum Greco e i compiti della sinistra
Stavros Mavroudeas

Per sei mesi dopo la sua vittoria elettorale del 2015 il governo di Syriza ha negoziato con l’UE. In queste trattative Syiza si è confrontata con l’ostinata e crescente intransigenza dell’UE e delle istituzioni associate (BCE e FMI). Syriza ha molto presto accettato la logica e la struttura  del programma della Troika, cioè del Programma di aggiustamento economico per la Grecia noto come Memorandum. Syriza ha semplicemente cercato di modificarlo per renderlo meno brutale (per esempio ritardando l’implementazione della riduzione delle pensioni e mascherando i tagli salariali, riducendo gli obiettivi di surplus primario e rendendo così la politica fiscale meno austera). Syriza ha anche richiesto una facilitazione nel servizio del debito  (attraverso forme di ristrutturazione) e un aumento dei fondi per lo sviluppo (attraverso il fantasioso Piano Junker) con lo scopo di far ripartire la moribonda economia greca dopo 6 anni di austerità. Infine ha timidamente chiesto qualche impegno circa una futura riduzione del debito Greco. L’UE, una volta intuito lo spirito conciliatorio di Syriza e dato che l’intera partita si giocava sul suo terreno, ha cominciato a premere per ulteriori concessioni. Quanto più Syriza scivolava verso una capitolazione, tanto più l’UE pretendeva. Alla fine è risultato politicamente impossibile per Syriza accettare tutte le richieste europee, nonostante gli umilianti compromessi e il tradimento sfacciato del suo pur mediocre programma elettorale. Questo ha condotto alla rottura dei negoziati e alla convocazione da parte di Syriza di un referendum sulle richieste della Troika.

giovedì 2 luglio 2015

EuroOXI?



Con colpevole ritardo posto pezzo uscito su il manifesto del 30 luglio.

La lezione greca
Sergio Cesaratto
Agli occhi della sinistra, indipendentemente dall’esito del referendum greco, da questa vicenda l’Europa dovrebbe uscire politicamente distrutta - ma il condizionale è ahimè d’obbligo. Come abbiamo già scritto su questo giornale, le richieste di Syriza sono state più che moderate, fondamentalmente accondiscendenti alla continuazione dell’austerità. La moratoria sul debito richiesta da Syriza era qualcosa che l’Europa era comunque pronta a concedere, perché tanto un debito che non si è in grado di pagare non sarà pagato. In cambio la Troika ha chiesto la conferma delle politiche di austerità affinché la Grecia si ponesse in condizione di non dover richiedere ulteriori prestiti. E su questo la trattativa si è rotta, nel senso che la Troika non si è fidata delle misure pur accomodanti proposte da Syriza, volendo tagli più certi e immediati.

domenica 21 giugno 2015

L'organetto di Draghi 3


Economia e politica ha pubblicato la terza lezione sulla politica monetaria della BCE

L’organetto di Draghi. Lezioni critiche sulle misure non convenzionali della ECB sino al Quantitative Easing


Lezione 3 - 2011-2012: cresce l’acronimia: LTRO, Target 2, OMT
Nella seconda lezione abbiamo visto come nel periodo 2008-2011  la BCE) abbia espanso il proprio bilancio allo scopo di tenere sotto controllo i tassi di interesse a breve termine. Nel 2010-11 essa ha anche acquistato titoli sovrani dei paesi periferici dell’Eurozona ufficialmente per assicurare la trasmissione della politica monetaria. Abbiamo anche imparato che l’eccesso di liquidità rimane depositato presso l’Eurosistema in particolare nella deposit facility. In questa lezione vedremo come il contagio della crisi a Spagna e Italia abbia costretto nel 2012 la BCE a ulteriori e più eclatanti misure che hanno ulteriormente espanso il suo bilancio. Cominceremo con l’occuparci di uno strano meccanismo monetario chiamato Target 2 che occupò la scena nel 2011 e 2012.

mercoledì 27 maggio 2015

Iniziativa sulla Grecia - 7 giugno

Istruzioni su come arrivare nel sito di Alba 2. Si mangia a prezzi popolari (tutto volontariato), il posto è bello.

L’organetto di Draghi.



Già pubblicata da EEP (dove forse è impaginata un po' meglio, ma qui in calce c'è qualche riferimento bibliografico in più), segnalo qui la prima Lezione di politica monetaria. Ne seguiranno altre 3. Commenti (e correzioni) benvenuti.

*Lezioni critiche sulle misure non convenzionali della ECB sino al Quantitative Easing
Sergio Cesaratto

Lezione 1 - Moneta endogena e politica monetaria
Si è fatto un gran parlare nelle scorse settimane – e invero se ne discuteva da un po’ di tempo -  di una misura che la BCE ha adottato il 22 gennaio 2015 nota come Quantitative Easing (QE). Di cosa si tratta? Cosa intende Draghi quando parla di riportare il bilancio della BCE a 3 trilioni (3000 miliardi) di euro? Come si colloca il QE rispetto a ciò che la BCE ha fatto dal 2008 per fronteggiare la crisi? Poteva e può fare di più? In questa mini serie di articoli proveremo a darci qualche risposta inoltrandoci nel terreno un po’ esoterico della politica monetaria.
Nella prima lezione vedremo da cosa dipendono domanda e offerta di liquidità emessa dalla banca centrale in relazione al suo obiettivo di un certo tasso di interesse a breve termine. Entreremo insomma subito al cuore della politica monetaria, politica che potete identificare con la determinazione del tasso dell’interesse, una variabile che ha grande influenza sull’attività economica.

Ma che piccola storia ignobile...



 da il manifesto il 26 maggio 2015
Grecia e la Troika: una piccola storia ignobile
Sergio Cesaratto
Come spesso accaduto ai paesi in via di sviluppo, l’adozione di una moneta forte ha consentito alla Grecia alcuni anni di crescita attraverso l’indebitamento estero, in particolare con le banche tedesche e francesi (queste ultime intermediarie di fondi tedeschi). I governi greci si dimostrarono ottimi clienti delle imprese di quei paesi le quali agirono spesso attraverso la corruzione.

mercoledì 8 aprile 2015

La cicuta

Questo articolo, uscito oggi su EEP, mi è costato molta sofferenza, e in nessun senso vuole far mancare la mia solidarietà a Syriza. Ma io El pueblo unido jamas sera vencido l'ho cantata a lungo molti anni fa, e ora firmo e scendo in piazza per Syriza, ma El pueblo unido non la canto più. Se però non potete farne a meno, allora leggetevi James Galbraight. Anch'io saprei scrivere così, è gratis farlo. E, a tal proposito, spero che la lunga permanenza di Galbraight ad Atene sia stata a spese sue e non del povero contribuente greco.



L’amaro greco
Sergio Cesaratto

Questo giovedì scade la tranche di 460 milioni di euro che la Grecia deve al Fondo Monetario Internazionale. Dopo aver affermato che tale pagamento era alternativo alla erogazione di salari pubblici e pensioni, il governo greco ha successivamente confermato il rispetto della scadenza e, del resto, mai nessun paese ha mancato un pagamento al Fondo. Altri pagamenti incombono inesorabili da maggio in poi, mentre l’Europa non concede l’ultima tranche di 7,2 miliardi dei prestiti concessi nel 2012, non fidandosi della lista di riforme proposta da Tsipras. E comprensibilmente in questa situazione, il governo greco non riesce sempre a offrire un messaggio coerente.

sabato 24 gennaio 2015

Un Prozac monetario? Un articolo su il manifesto



 Pubblichiamo pezzo uscito oggi su il manifesto. I redattori hanno tagliato un piccolo ma significativo punto: alla fine gli sprovveduti commentatori "sognatori" a cui mi riferisco sono del manifesto medesimo. Qui la versione originale.

Le attese mediatiche del QE
Sergio Cesaratto

Una volta Pierangelo Garegnani mi disse: “Keynes è stato un disastro per la teoria economica perché ha introdotto il termine aspettativa”, vale a dire l’idea che lo studio delle attese nutrite dai soggetti circa il futuro sia un elemento portante dell’economia politica. Compito della politica economica diventerebbe, dunque, quello di orientare le aspettative nella direzione desiderata. Molti economisti eterodossi vedono addirittura nell’incertezza in cui si formano le attese il vulnus del capitalismo. Sia nella versione ortodossa che eterodossa, quella di basare l’analisi economica sulle aspettative è una teoria assai debole che trascura i fatti reali, che sono invece quelli che dobbiamo studiare anche per spiegare la formazione delle aspettative. La diseguaglianza e la conseguente debolezza della domanda aggregata sono dal punto di vista eterodosso, per esempio, il vulnus reale del capitalismo e fonte di incertezza nelle decisioni di investimento.

Da questo punto di vista il varo del QE da parte della BCE ci è apparso come un grande esercizio mediatico, in cui la centralità assegnata alle aspettative ben si adatta al grande proscenio della comunicazione in cui non c’è soluzione di continuità fra finzione e realtà.

mercoledì 14 gennaio 2015

Il Quantitative Easing su il manifesto



Dopo averci censurato il pezzo su Fassina, il manifesto ci pubblica come editoriale questo pezzo sul QE.
 
Quantitative Nothing
Sergio Cesaratto
La prossima settimana sarà fondamentale per i destini europei. Il 22 il consiglio direttivo della BCE dovrà decidere modalità e tempi del tanto promesso Quantitative Easing (QE), mentre il 25 si svolgeranno le fatidiche elezioni greche. Su cosa farà la BCE girano molte voci, ma tanto per prepararci alle decisioni effettive proviamo a chiarirci cos’è il QE.