domenica 29 giugno 2014

Produzione di austerità a mezzo di austerità

Che l'austerità fosse un circolo vizioso l'abbiamo detto dal 2010. Ora è dominio quasi comune. Forse per questo ora scriviamo di meno. Allora eravamo in pochi a denunciarlo. In un ottimo articolo Boitani e Landi riprendono quanto già denunziato in un articolo di Fantacone et al. che i metodi di calcolo europei delle violazioni dei vincoli di bilancio sono tali per cui l'austerità ti allontana dal rispetto dei parametri giustificando la richiesta di ulteriore austerità. Se Renzi o Padoan fossero persone politicamente serie contesterebbero questa roba, rimuovendo i funzionari italiani incapaci di denunciarle. Ma naturalmente la scelta è politica, e ci si deve credere, e avere l'intelligenza per crederci. Padoan l'avrebbe, in astratto, ma si sa, la poltrona è la poltrona (ma forse lo sopravvaluto).
Data la pigrizia a scrivere (ma sto preparando un paper su l'MMT, e assolutamente simpatetico almeno nei riguardi del punto discusso) riporto qui uno scambio di e mail che ho avuto con Lanfranco Turci, Giancarlo Bergamini e l'ottima Antonella Palumbo (UniRoma3), allieva di Garegnani, naturalmente.


Segnalavo agli amici il pezzo di Boitani e Landi evidenziandone il passaggio fondamentale:
"Se poi... la riduzione del Pil potenziale e l’aumento del Nawru fossero da attribuirsi in misura rilevante alle politiche di austerity avviate in tutta l’Eurozona su spinta della Commissione, avremmo il paradosso che una riduzione della crescita potenziale innescata da politiche di bilancio restrittive provoca un peggioramento dei saldi strutturali, i quali dovrebbero portare a ulteriori misure di austerity."


Lo strepitoso Lanfranco Turci (che studia con la curiosità che io ho avuto solo a sedici anni, ma capisce di più) mi rispondeva così:
FATE FARE A ME, CHE SONO IL MENO PREPARATO IN ECONOMIA, QUESTA CONSIDERAZIONE. IL CRITERIO UTILIZZATO DAGLI UFFICI DELLA UE PER CALCOLARE L'OUTPUT GAP  MI PARE CONFERMI LA IMPOSTAZIONE DI GAREGNANI CITATA IN QUESTO SAGGIO DI VIANELLO DEL 2003 SULLA VICENDA DELLA FACOLTA' DI ECONOMIA DI MODENA. SINTETIZZANDO UN SAGGIO DI GAREGNANI DEL 64/65 VIANELLO SCRIVE:
"un’insufficienza della domanda aggregata, che nel breve periodo si manifesta in una
sottoutilizzazione della capacità produttiva, tende a tradursi nel lungo periodo in una minor
formazione (quando non a una vera e propria distruzione) di capacità produttiva – e dunque, poiché
una parte della capacità produttiva in questione si sarebbe formata nel settore dei beni di
investimento, in una minore capacità di accumulazione dell’economia; così, l’iniziale insufficienza
della domanda dà luogo a una perdita cumulativa di produzione effettiva e potenziale, perdita che è
destinata ad aggravarsi se l’insufficienza della domanda aggregata e la conseguente
sottoutilizzazione della capacità produttiva si protraggono nel tempo; la disoccupazione
«keynesiana» (da insufficienza di domanda) si trasforma così in disoccupazione «strutturale» (da
insufficienza di attrezzature produttive)"
O SONO COMPLETAMENTE FUORI TEMA?
Così rispondevo:
Interpreti correttamente, come Giancarlo del resto, che la capacità produttiva (non solo la produzione corrente) si contrae, magari con un ritardo, se si contrae la domanda aggregata. Il paradox è che la Commissione usa questo argomento (che nella letteratura mainstream è chiamato isteresi) per argomentare che i disavanzi sono strutturali e  non ciclici e dunque ci vuole altra austerity. Come spiegarlo in sintesi:
Supponiamo un disavanzo di 60 miliardi su un reddito corrente di 2000, per cui il 3% corrente. Se viene stimato un output gap del 10% per cui l'output strutturale (quello al quale l'economia viaggia a pieno ritmo) è di 2200, il saldo  strutturale sarà probabilmente positivo in quanto a parità di spesa pubblica con quell'output le entrate fiscali sarebbero meggiori. Pr esempio con una aliquota fiscale complessiva del 40% vi sarebbero 0,4*200 = 80 di entrate in più si avrebbe un avanzo di 20 miliardi e un saldo strutturale sul PIL leggermente positivo (20/2200).
Se invece si dice: guardate che la recessione ha condotto a distruzione della capacità produttiva, l'ouput gap è del 5%, il saldo strutturale sarebbe ancora negativo. Output strutturale 2100, maggiori entrate fiscali 40, disavanzo strutturale -20, e saldo strutturale sul PIL leggermente negativo (- 20/2100). Per cui ulteriore austerità.
Giusto prof.ssa Palumbo (che studia queste cose)?

E Antonella concludeva la breve discussione con una utile precisazione:
Giusto.
Posso aggiungere che da vari anni (da prima della crisi) ci eravamo accorti che le misure statistiche del PIL potenziale utilizzate dal Fondo, dall'OCSE, dai governi, dalla Commissione Europea, avevano questo difetto di base: avrebbero voluto stimare la crescita potenziale esogena del PIL, di fatto stimano poco più che una media mobile delle realizzazioni effettive, con il risultato che il PIL potenziale stimato si abbassa quando la produzione diminuisce, soprattutto se la recessione è prolungata, ma le stime continuano ad essere interpretate come se rappresentassero un potenziale esogeno, che è diminuito per motivi misteriosi (inefficienze di vario tipo, soprattutto del mercato del lavoro). Così le politiche proposte sono le solite: flessibilità e contenimento dei salari.
Insomma, una trappola teorica ed econometrica.
E' vero che il potenziale si contrae se la domanda rimane bassa per troppo tempo e la capacità produttiva si distrugge. Ma da qui a ritenere di non avere margini di espansione ci corre. In realtà la produzione è molto elastica, e con politiche appropriate, fortemente espansive ma anche mirate a eliminare eventuali strozzature, i margini di aumento della produzione sono altissimi.

Spero sia utile anche a voi.

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