sabato 31 agosto 2013

E' la crisi dell'eurozona una crisi di bilancia dei pagamenti? Is the Eurozone crisis a BoP crisis?

Parlatene male, ma parlatene.
Un po' di controversia internazionale - che mi aspettavo - sul mio paper su Target 2 e la crisi europea come crisi di bilancia dei pagamenti. Chi mi critica è (ops!) un MMT. Grazie al mio amico Ramanan (un noto blogger indiano) per la difesa della mia tesi, sia nei commenti a Plikington che nel suo ottimo blog Concerted action.Grazie naturalmente anche a Pilkington per l'attenzione.

CRITICHE http://fixingtheeconomists.wordpress.com/2013/08/31/can-a-country-without-a-currency-have-a-currency-crisis/
RAMANAN http://www.concertedaction.com/2013/08/31/balance-payments-crises/

Con l'occasione (e a proposito di India), il mio amico Bergamini mi segnala questa intervista di Jayati Gosh, una straordinaria economista indiana, il termine inglese "sharp" rende perfettamente l'idea. Utile e chiara sulla crisi indiana (e cinese).
http://www.spiegel.de/international/world/indian-economist-jayati-ghosh-warns-of-chaos-and-violence-a-919048.html#js-article-comments-box-pager

A little of international controversy - that I expected - on my paper on Target 2 and the Eurozone crisis as a BoP crisis. The critic is (ops) an MMT. Thanks to my friend Ramanan to take my defence both in his comments and in his blog. Thanks also to Pilkington, of course, for paying attention to my paper.

I take this occasion to suggest an interview to the always sharp Jayati Gosh from Spiegel on the current troubles in India (and China).

giovedì 29 agosto 2013

TARGET 2 and the Euro: two new working papers (uno in italiano)

Sono sul sito del mio dipartimento due nuovi miei working papers. Il primo sul TARGET 2 (in inglese), una questione complicata, controversa e fondamentale per la crisi europea. Peraltro la  mia posizione è per certi versi simpatetica con quella del più autorevole economista tedesco, Werner Sinn, e ciò susciterà qualche controversia con gli amici post-Keynesiani. Il secondo più divulgativo sulla crisi europea (in italiano) presenta alcuni riferimenti alla seconda edizione del Global Minotaur di Yanis Varoufakis. Il primo lavoro sarà pubblicato in versione definitiva da European Journal of Economics and Economic Policies: Intervention, 10, 2013 (3).Qui sotto abstract e link da cui potete scaricare il pdf.

Below you will find abstracts and links to two new WP of mine. The first is in English. TARGET 2 is a central and controversial issue in the Eurocrisis. In this regard, and perhaps unexpectedly, I sympathise with part of Werner Sinn's arguments. The paper will possibly spark off some debate with some post-Keynesian friend. The final version will be published by the European Journal of Economics and Economic Policies: Intervention, 10, 2013 (3). The paper in Italian is more divulgative and contains some references to the second edition of The Global Minotaur by Yanis Varoufakis.


The implications of TARGET2 in the European balanceof payment crisis and beyond

Abstract - The paper provides an account of the meaning and implications of TARGET 2 in the
Eurozone (EZ) balance of payments crisis. In this context, it discusses Hans-Werner Sinn’s thesis
about a stealth bail-out of the EZ periphery by the ECB from a heterodox perspective. Financial
liberalisation, a relatively loose monetary policy and the provisional fading of devaluation risks
generated ephemeral growth in some peripheral EZ countries sustained by capital flows from corecountries.
This has been followed by real exchange rate revaluation and deterioration of foreign
accounts. As a result, external financing flows dried up and the previous stock of loans began to be
repatriated. TARGET 2 has played a fundamental role in avoiding a precipitous crisis. This
distinguishes the European crisis from more traditional balance of payments crises. However, the
presence of TARGET 2 does not offset the absence of the financial crisis prevention and resolution
mechanisms that are characteristic of fully-fledged political and currency unions.

Quel pasticciaccio brutto dell’euro
Abstract
Il saggio illustra la spiegazione Classico-Kaleckiana della crisi dell’Eurozona domandandosi se essa sia un effetto indesiderato o possa, invece, rappresentare il dispiegamento dei veri obiettivi anti-sociali della moneta unica. Si esaminano poi le possibili vie d’uscita, inclusa quella di un massiccio “Piano Marshall” europeo di investimenti recentemente proposta dal sindacato tedesco. Quest’ultima soluzione ci appare inadeguata in quanto non tiene conto della più ampia dimensione della problematica della moneta unica e dei divergenti interessi nazionali in Europa. Altre due soluzioni – la più desiderabile via Keynesiana e quella, più densa di incognite, della rottura dell’euro – ci appaiono per ora non nell’ordine delle cose, a meno di un grave incidente che conduca dritti al secondo esito. Al momento la kossovizzazione della periferia europea appare come la prospettiva più probabile.

domenica 25 agosto 2013

Il caso argentino e l'Italia, un articolo di due economisti argentini

Due amici argentini han pubblicato su il manifesto (ah, se si decidesse a pubblicare sempre cose di questa qualità!) un articolo molto utile, ma anche con una tesi controversa. Si può naturalmente concordare che un sviluppo a colpi di svalutazione per mantenere un "tasso di cambio competitivo" può non funzionare come ci si aspetta. Non è detto che le esportazioni reagiscano - esse potrebbero dipendere dalla domanda estera, per esempio l'andamento del Pil cinese condiziona la domanda di prodotti agricoli argentini. Si importa, inoltre, inflazione, e ciò comporta un minore potere d'acquisto dei salari, ciò che può tradursi in una minore domanda anche per i prodotti nazionali. Tutavia, almeno per il caso italiano, se decidessimo che la perdita della flessibilità del cambio è irrilevante, di che staremmo a lamentarci? In verità soffrire di un tasso di cambio non-competitivo è anche un grave problema. La flessibilità del cambio consente a un paese di recuperare la maggiore inflazione - e dunque la perdita di competitività delle proprie merci - rispetto all'estero, cosa che il nostron paese non ha più potuto fare. Inoltre l'Italia si adopererò, come cha spesso suggerito Augusto Graziani, di mantenere stabile il cambio col dollaro, con cui paghiamo le importazioni energentiche, e svalutare con il marco, per recuperare competitività. Il dibattito è aperto.
 
Un keynesismo forte fa respirare l'Argentina
*Roberto Lampa e Alejandro Fiorito (nella foto a Buenos Aires)

Il Pil si assesta a un +6%, la disoccupazione scende dal 25 al 7%, la distribuzione del reddito è in costante miglioramento. E senza l'arma della svalutazione del peso.
Agitata a mo' di spauracchio dai sostenitori ad oltranza dell'austerità targata Unione europea o incensata come paradigma da imitare dal grillismo più radicale, l'Argentina occupa ormai uno spazio indiscusso nel dibattito politico italiano: «Faremo la fine dell'Argentina » o «Bisogna fare come l'Argentina » sono diventati così due aforismi, ricorrenti e perfino abusati, nella discussione sulla crisi economica in corso. Simili giudizi sono finora restati ad un livello d'analisi estremamente superficiale, scontando per di più l'utilizzo di lenti deformanti "primo-mondiste" con le quali sovente si tenta di osservare il complesso, e talvolta contraddittorio, continente latinoamericano, piegandolo alla stringente attualità nostrana. Tuttavia, una volta inquadrato nella sua specificità, il caso argentino può effettivamente contenere alcune indicazioni cruciali per il dibattito sullo stato (comatoso) dell'economia italiana ed europea.

martedì 20 agosto 2013

A sinistra dell’Europa



Pubblichiamo articolo uscito oggi (20-8) su il manifesto col titolo - inadeguato, mi sembra, rispetto ai contenuti del pezzo: "Il «bazooka» che Draghi non vuole usare". Draghi non decide queste cose! Ahi la sinistra! E se volete farvi salire la rabbia, leggete questo pezzo (in inglese) dallo Spiegel.
German Finance Minister Wolfgang Schäuble has every reason to smile.
DPA
German Finance Minister Wolfgang Schäuble has every reason to smile.

Un influente economista europeo, Charles Wyplosz è coautore di una proposta di una semplicità cristallina per cominciare a sdrammatizzare la crisi in corso (voxeu.org). In breve Wyplosz propone che la BCE acquisti un quarto dei debiti pubblici dei paesi europei periferici (Francia inclusa) pari a 1.200 miliardi di euro, circa un quarto del loro Pil. In sostanza, man mano che titoli del debito di questi paesi vengono a scadenza, la restituzione viene finanziata dalla BCE che in cambio ottiene titoli perpetui con un  tasso di interesse zero. Operazione quindi a costo zero per i contribuenti europei. Ma che fine fa la moneta messa così in circolazione?